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UNA LECCO DOVE METTERE RADICI (di G. Fazzini)

By Febbraio 21, 2021Giugno 19th, 2021Notizie
di Gerolamo Fazzini
Qualche anno fa, lo ricordo bene, sentii dire da un imprenditore della nostra città una frase tipo: “Dobbiamo abituarci all’idea di poter diventare il quartiere bello di Milano”. Lì per lì mi sembrò una boutade, anzi quasi un concetto riduttivo, come se Lecco si trovasse in posizione “ancillare” nei confronti della capitale morale d’Italia. Col tempo mi sono convinto che quell’imprenditore aveva perfettamente ragione. Il futuro di Lecco e il suo sviluppo sono legati anche (non solo!) alla possibilità che una quota di milanesi (o lombardi in genere) scelga la nostra città – per le sue montagne e il suo lago, per la vita meno frenetica, per un ambiente sociale più “protetto” rispetto a quello della metropoli – non solo come destinazione del week end, ma come luogo adatto per mettere radici.
Gli ultimi dati sfornati dal Sole 24 Ore ci confermano che Lecco avrebbe (anzi: ha) le chanches per conseguire tale obiettivo. Il calo demografico delle grandi città, già in corso negli ultimi cinque anni, sta continuando. Dal 2015 le metropoli hanno ceduto il 2,4% dei residenti e il trend negativo si conferma anche nell’anno del Covid, con l’eccezione di Bologna, che conquista nuovi cittadini, e la battuta d’arresto di Milano negli ultimi mesi. Diventano più attrattivi, in parallelo, comuni minori e località di mare o di montagna.
Ora: Lecco ha tutte le carte in regola per diventare il “quartiere bene” di Milano. Rispetto a qualche decennio fa, in cui la città si sentiva ancora una “federazione di rioni” (i miei coetanei, a inizio anni ‘70, scrivendo a casa dal mare indicavano sulle cartoline Maggianico, non Lecco), oggi si avverte una percezione diversa. Vero: i residenti a Castello continuano a dire “vado a Lecco” per dire che si recano in centro città, ma, in generale, le giovani generazioni si sentono più lecchesi e meno “di Laorca” o “di Chiuso”. Non mi pare un elemento trascurabile. Di certo, però, non basta questo per fare di Lecco quella città più bella, verde, sostenibile e grande che Fattore Lecco ha proposto alla cittadinanza, obiettivo che sta tenacemente perseguendo nell’azione politica la maggioranza uscita dal voto del 2020.
Per rendere attrattiva la città, ce lo siamo detti, occorre in primis dotarla di una serie di servizi per famiglie tale da farla davvero “interessante” per le giovani coppie. Sotto questo profilo, c’è da sciogliere il nodo spinoso del costo dell’abitare, ancora inaccessibile per tante coppie di giovani che vorrebbero mettere su casa sulle rive del nostro lago.
Una Lecco attrattiva sarà quella che, pur non potendo mai (per ovvie ragioni) competere con Milano, potenzierà l’offerta culturale complessiva – dai cinema al teatro alle mostre, agli eventi – portandola all’altezza almeno di un capoluogo di provincia. E su questo la strada è ancora in salita! Anche se, ad esempio, le due mostre su altrettanti capolavori (Tintoretto e Lotto) ospitate a Palazzo delle Paure rappresentano altrettanti segnali molto positivi.
Lecco potrà diventare una possibile alternativa anche per “foresti” nel momento in cui, come già ripetuto in campagna elettorale, riuscirà a darsi un volto più bello e armonioso a partire da un’attenzione continua al verde e una costante manutenzione del tessuto urbano.
Insomma: le sfide sono tante e tutte aperte. Ma le potenzialità non mancano e i dati ce lo confermano. Se l’amministrazione in carica riuscirà, come tutti ci auguriamo, a dar seguito alle promesse elettorali, tra qualche anno non sarà un sogno ammirare una città diversa e migliore. Già segnali interessanti si vedono all’orizzonte: dall’ostello, prossimo ad essere consegnato alla città, al Bione almeno in parte risistemato… E, in prospettiva, un lungolago totalmente ridisegnato e una Piccola epicentro di aggregazione, commercio, turismo e cultura. Staremo a vedere. Noi di Fattore Lecco non ci stancheremo di perseguire il sogno di una città più a misura d’uomo, più verde, più accogliente per piccoli e grandi. E siamo certi che a Palazzo Bovara si lavora alacremente proprio in tale direzione.